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Nella sua terza silloge, dopo "Le mie tavole di Rorschach" e "Liber secundus", Elio Picardi rimescola ancora una volta le carte e affianca alle sue nuove composizioni 33 ritratti a carboncino e matita recuperati dai suoi archivi. Anche in questa raccolta il filo conduttore è la volontà di dire e non dire, di evocare una realtà incomprensibile e sfuggente, alla cui volontà tanto l'artista quanto il poeta e l'oggetto della poesia finiscono per affidarsi completamente. L'accettazione della sofferenza è il filo conduttore di tante storie di vita vissuta a tratti: è questo il "nuovo inizio" a cui ci rimanda Elio Picardi, nei suoi ritratti che dissolvono lentamente, in un dignitoso fatalismo, le arroganze e le manie di grandezza del passato.